I protagonisti

Quando la rocca di Narni fu comprata dai russi

Simbolo della città, la rocca di Albornoz svetta sull'abitato di Narni fin dal Medioevo. Ma pochi sanno che per qualche anno, fino al 1972, è stata di proprietà di una famiglia di principi russi.

Venduta per 13mila lire
Era il 1905 quando la rocca di Narni fu messa all'asta dallo Stato italiano. All'epoca veniva usata come carcere, ma trovò ben presto un acquirente, che la trasformò nel suo buen retiro. Si trattava del principe Sergej Mestchezsy, che se le cavò con sole 13mila lire, pagate a rate. Nel 1920, come dimostrano alcuni documenti conservati all'Archivio Centrale dello Stato, l'edificio è abitato da Ivan Bartenev (forse suo acquirente in comproprietà con Mestchezsy), che a causa di un malanno alle gambe non esce praticamente mai. "Conosce in Narni tre o quattro persone (Sfliberti Arideo, Filipponi Giulio e Menacchi Ernesto), che però molto raramente frequentano la casa. Anche la moglie del cameriere Barovej è vecchia e malaticcia e non esce che rare volte di casa [...] Non risulta però che sia in relazione con elementi sovversivi locali e forestieri", recita un'informativa della polizia di allora.


Villa delle Grazie
Ma Mestchezsy e Bartenev non furono gli unici russi a trasferirsi a Narni nel Novecento. Fra loro c'è anche il pittore Daniil Klavdievic Stepanov, che si stabilì nel complesso monastico di Santa Maria delle Grazie, trasformando la chiesa nel suo studio d'artista e il convento nella sua casa. La villa, che si trova ancora oggi sulla via Flaminia (ad un chilometro di distanza dalla Porta Romana), cade in rovina, dopo essere stata utilizzata fino agli anni Settanta come sede dell'Istituto Federico Di Donato, un collegio di suore dove sono cresciute generazioni di narnesi.

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