L'eretico di Narni: Galeotto Marzio
Anche Narni ha il 'suo' Giordano Bruno. Umanista, chiromante, filosofo e medico, fu accusato di eresia dall'Inquisizione ma salvato dal rogo grazie alla sua amicizia con Lorenzo De Medici.
La carriera A ricordare la sua nascita narnese, avvenuta intorno al 1424, ancora oggi in via Mazzini campeggia una targa, giusto sopra il portale dell'antica casa-torre dei Marzi, con il suo profilo in bassorilievo. 'Ludovicus Martius', si legge, a sancire la sua appartenenza alla nobile famiglia. Dal borgo umbro, partì per gli studi all'università di Ferrara, diventando insegnante all'ateneo di Padova a 23 anni e poi lettore di Retorica e Poesia in quello di Bologna. Nel tempo, grazie alla sua sapienza conquistò un posto alla corte del re di Ungheria Mattia Corvino dove restò, a fasi alterne, fino alla morte, nel 1490.
L'eresia Galeotto Marzio, oltre che per le sue fatiche letterarie e filologiche, è ricordato soprattutto per il 'De incognitis vulgo', in cui critica fortemente le autorità del tempo, le loro posizioni arretrate, e nega la necessità dell’incarnazione per la salvezza dell’umanità. Tesi troppo progressiste, che gli costarono l’arresto, la confisca dei beni, il carcere e la tortura. Tanto bastò a fargli ritrattare le sue idee, e a far chiudere la vicenda con la pubblica abiura e il rogo del libro incriminato. Comunque sia, l'umanista narnese resta un personaggio importante nella storia di Narni, ricordato anche dall'affresco recentemente restaurato visibile nella sala consiliare del Comune.